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A due passi da Taiwan

Xiamen (??), nella provincia del Fujian, terra di forte immigrazione cinese, fino al secolo scorso era un'isola situata alla foce del fiume Jiulong. Un isola non molto importante per i cinesi se non quando, durante il XVII° secolo, la dinastia Ming scacciata ad opera dei Manciù vi si rifugiò, e da qui partì il tentativo di rimettere sul trono la corte. Tentativo guidato dal pirata di origine sino-nipponica chiamato Zheng Chenggong, conosciuto in Europa con il nome di Koxinga. Gli stranieri, che la chiamarono Amoy, furono molto interessati a questa isola. Nel 1841 gli inglesi scatenando la Seconda Guerra dell'Oppio ne forzarono il porto e se ne impadronirono. Ma non erano gli unici ad avere delle mire su questa città-isola. Nel XIX° secolo, infatti, si spartitrono l'isola ben otto nazioni europee ed anche Giappone e Stati Uniti vi insediarono delle legazioni.

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Di fronte a Xiamen c'è una piccola isola, Gulangyu, "l'isola dei pianoforti", raggiungibile in 5 minuti di traghetto. Su quest'isola i cinesi e gli stranieri arricchiti dal commercio, vi costruirono ville meravigliose che gareggiavano in bellezza con le sedi delle legazioni straniere. La città fu riconquistata dai cinesi solo durante la Guerra di Liberazione. Nel 1956 Xiamen fù collegata alla terra ferma da un ponte e smise di essere isola. Nel 1980 le venne concesso lo status di "Zona a Statuto Economico Speciale" e fù aperta all'investimento straniero. Oggi il passato coloniale rivive nelle architetture di quella che oggi è la strada principale, Zhong Shan Lu ( Sun Zhong Shan è il nome cinese, Sun Yat-sen è il primo nome "internazionale"), nelle stradine del centro cittadino, e nell'isola di Gulangyu. In questa piccola isola (dove non sono ammessi autoveicoli) i vecchi palazzi, che sono ora patrimonio storico artistico della Cina, sono stati restaurati e sono sede di musei, gallerie, ristoranti, negozi o case di riposo per generali dell'Armata Rossa ormai in pensione. La città di Xiamen oggi conta circa un milione e mezzo di abitanti e c'è un qualcosa che ricorda le città portuali del Mediterraneo nel labirinto di viuzze strette e coperte dalle tende di plastica colorate, piene di mercati e negozi di tutti i generi, pasticcerie, ristoranti, ecc. Nella classifica nazionale è la terza città dove si vive meglio in Cina: è pulita, ricca, è sede di un'importante università, e ha un clima primaverile per la maggior parte del tempo (a parte qualche tifone nella stagione estiva delle piogge).
Di fronte alle coste di Xiamen, a pochi chilometri, ci sono diverse piccole isole, cinque di queste appartengono a Taiwan: l'isola di Da Dan, Xiao Jinmen, Jinmen, ed altre due isolette. Durante la fuga del Kuomintang, le truppe fedeli a Chiang Kai-shek vi si rifugiarono. Da allora queste isole, alcune dei veri e propri scogli, sono sotto stretta osservazione della marina militare cinese; agli inizi degli anni '50 l'esercito cinese le cannoneggiò, nella speranza di riprendersele ma senza riuscirci. Percorrendo Zhong Shan Lu fino alla passeggiata sul mare, andando a destra si arriva all'imbarcadero dei traghetti per Gulangyu, andando a sinistra si arriva all'imbarcadero per Hong Kong. Da qui partono le gite turistiche: ci sono dieci traghetti al giorno, quasi tutti stracolmi di turisti, e per un'ora e mezzo ci si sente un poco "in guerra" con i "fratelli soldati" del Kuomintang. La gita comincia con l'altoparlante che, a tutto volume, trasmette canzoni patriottiche e di intrattenimento mentre alcuni membri dell'equipaggio distribuiscono binocoli con colori mimetici. La voce della guida comincia a descrivere l'attuale situazione di queste isole. Di lontano si scorge una grossa nave che la guida annuncia essere la nave della marina cinese per il controllo delle acque antistanti le isole (in realtà la nave è un cargo, ma la nave militare è più al largo ed i marinai imbarcati si danno il cambio ogni 6 mesi. Più ci avviciniamo e più la tensione tra i cinesi sale, la gente a bordo freme di impazienza: un uomo con la moglie e la madre soffrono di mal di mare, mentre il figlio di dieci anni guarda eccitato una piccola isoletta che diventa sempre più nitida e vicina. E' Da Dan. La guida ci avverte che arriveremo a circa 50 metri dalla sua spiaggia. In lontananza sulle coste cinesi si vede un enorme scritta in rosso: "Un paese, due sistemi" Yiguo Liangzhi (????), l'idea di Deng Xiaoping per la riunificazione di Hong Kong, Macao e Taiwan (One country, two systems). Avvicinandosi si possono vedere alcune barche dei pescatori di Taiwan che vengono a pescare nelle acque territoriali cinesi e che poi si rifugiano nel porto sicuro dell'isola se le cose si mettono male; questo fatto porta, a volte, i due governi a discussioni e trattative per il rilascio delle imbarcazioni sequestrate. Si scorgono le difese antisbarco sulla spiaggia, i bunker e le torrette: su una di queste sventola la bandiera di Taiwan e su un muro ve n'è dipinta una gigantesca. In questo confronto di scritte, anche dalla parte di Taiwan c'e' una scritta su una striscia di muro che richiama ai Sanmin zhuyi (????) i tre principi del popolo cardine della politica di Sun Yat-sen che si possono tradurre nell'indipendenza nazionale, nel benessere del popolo e nella democrazia del popolo.

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Il traghetto si avvicina e si vedono due ombre di soldati che si allontanano da una torretta verso alcuni alberi. Uno di questi torna indietro, entra nella torretta, vi rimane qualche minuto per poi riprendere la strada verso il centro dell'isola coperto di vegetazione. "Fratelli soldati", è la frase con cui, alcune guide turistiche pubblicate in Cina, invitano a chiamare i soldati dell'esercito di Taiwan che si trovano su queste isolette. Nel progetto di riunificazione del governo cinese, le forze militari dei due paesi rimarrebbero autonome, come è accaduto per la polizia di Hong Kong o per quella di Macao.
Negli ultimi 10 anni, specialmente dopo la vittoria del Kuomintang nelle ultime elezioni, le due marine hanno collaborato con esercitazioni congiunte, e navi militari cinesi e taiwanesi operano insieme di fronte alle coste della Somalia contro i pirati. Inoltre gli investimenti da entrambi i lati crescono ogni anno, grazie anche al fatto che Taiwan e il Fujian condividono una storia intrecciata, lo stesso dialetto (quasi una lingua vera e propria visto che gli stessi cinesi non capiscono niente quando un abitante del Fujian parla...d'altronde solo il 53% dei cinesi parla il Mandarino...ma questa è un'altra storia) e la stessa cultura. La Cina, seconda economia mondiale, si sente forte e sicura nei confronti di Taiwan, talmente forte che a Xiamen si trovano i quattro maggiori giornali di Taiwan: China Times, Economic Daily, United Daily News e Taiwan Commercial Times, che non hanno una linea editoriale allineata al governo di Pechino (mentre a Taiwan i giornali della Repubblica Popolare Cinese sono vietati). Per le festività, specialmente quella del Chun jie, il capodanno cinese, aerei charter collegano Taipei (capitale di Taiwan) con Beijing per consentire ai sempre più numerosi turisti e ai parenti divisi da decenni di "guerra fredda" di ricongiungersi; inoltre navi e traghetti collegano le due sponde, in vista di una riunificazione con la "madrepatria" che potrebbe essere sempre più vicina...Stati Uniti e taiwanesi permettendo.

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